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Messaggio di avviso

"Oggi sappiamo che la mafia non può essere sconfitta soltanto da magistratura e forze dell'ordine. Un'azione antimafia non effimera dovrebbe articolarsi contestualmente su tre versanti, da percorrere tutti alla stessa velocità: l'antimafia della repressione, ma anche l'antimafia delle opportunità e dei diritti e l'antimafia della cultura. Ma se le cose a volte funzionano  - sia pure con alti e bassi - sul versante repressivo, la stessa cosa non si può dire per gli altri versanti. Se c'è soltanto l'azione di contrasto della polizia e della magistratura (che raccolgono prove, processano, cercano di ostacolare le attività criminali della mafia), per quanto importanti i risultati non saranno mai definitivi. Occorre anche l'antimafia dei diritti, che crei lavoro e nuove opportunità, che riconosca i diritti dei cittadini, per prosciugare la palude di sottosviluppo economico e amministrativo in cui nuota e ingrassa il pescecane mafioso. Occorre infine l'antimafia della cultura. E' decisivo infatti che si discuta, che si esamini la vera natura delle organizzazioni criminali, che si contrasti sempre e ovunque la loro pretesa di apparire come gruppi basati su principi di sedicente onore, o come organizzazioni che garantirebbero lavoro e pacificazione. Il loro vero scopo è quello di controllare il territorio trasformando i cittadini in sudditi ed elargendo favori o briciole di ricchezza. Determinante, su questo piano, è la diffusione di quella cultura della legalità che già gaetano Mosca, un secolo fa, considerava fondamentale, quando valorizzava il ruolo "progressivo" di una cultura della legalità in grado di innescare una "vera trasformazione psicologica", così che dal "rispetto per la legalità" scaturisca il "disgusto per le violenze": considerazioni attualissime, ancorché in parte tutt'ora disattese" (Giancarlo Caselli – Antonio Ingroia, Mafia di ieri, mafia di oggi: ovvero cambia, ma si ripete…,Saggio introduttivo a Gaetano Mosca, Che cosa è la mafia, Laterza, Roma – Bari 2002, pp. XXII - XXIV).

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